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Testa colossale del Buddha

 

 

 

 

 

 

Fabrizio Ruggiero

Testa colossale del Buddha.

Preparazione a “Buon fresco “ su tavola intelaiata.

Cm.130 x 160.

2004

 

 

 

Le prime rappresentazioni di un'arte figurativa “buddista” sono su i bassorilievi dei recinti che circondavano gli Stupa di Bodh-Gaya e Bharhut.

Del primo sappiamo che è stato costruito in epoca molto vicina a quella di Ashoka.

Il recinto dello Stupa di Bharhut fu eretto da un principe di nome Vatsi-putra Dhanabuthi della dinastia Sunga, quindi fu edificato in un'epoca più tarda di quella di Ashoka. Un centinaio di bassorilievi sono scolpiti sulle pietre di questo recinto e vi è inciso anche il nome dei personaggi rappresentati ed il titolo della leggenda o Jataka.

L'altra grande testimonianza dell'arte del “ Buddismo delle origini” sono i bassorilievi sulle Toranas, portali, del recinto del grande Stupa a Sanchi costruito al tempo di Ashoka, intorno al 250 A.C. La costruzione del recinto e delle Toranas ha richiesto più tempo, in un'iscrizione sul portale sul lato sud si afferma che fu eretto durante il regno del re Satakarni intorno al 155 A.C.

La parte superiore del recinto di Bodh-Gaya è ornamentato sulle facce interne con lunghe file di elefanti, cervi, makara ed altri animali e su quelle esterne con ghirlande di fiori. Nei bassorilievi di Bharhut e Sanchi abbiamo una dettagliata documentazione, riprodotta con un realismo davvero convincente, sugli usi e costumi della vita indiana di quell'epoca.

La peculiarità che contraddistingue queste rappresentazioni dell'arte del “ Buddismo delle origini” è l'assenza della figura del Buddha. Chi si è liberato da «nome e forma» non può esser rappresentato, la presenza dell'Illuminato può solo esser testimoniata attraverso forme simboliche. In una scena Ajatasatru- Il re durante il cui ragno il Buddha ottenne il Nirvana- si inchina dinanzi ad un altare su cui sono impresse le impronte dei piedi del maestro, un modo per affermare –letteralmente- la propria determinazione a seguirne le orme. Nella scena in cui Siddhattha abbandona la sua casa, possiamo vedere il fido servitore Channa ed i Deva sollevare il cavallo Kanthaka affinché non si senta il rumore prodotto dai suoi zoccoli, sulla groppa non è raffigurato un uomo ma solo l'ombrello dell'autorità. A Sanchi la raffigurazione più frequente è quella sotto forma di albero ed in un bassorilievo un iscrizione ci ricorda che si tratta del Bodhi –tree di Sakyamuni.

La rappresentazione antropomorfica del Buddha ha inizio nella prima metà del I secolo A.C, quando la tradizione Theravada inizia ad affievolirsi ed il Mahayana a fiorire. Con l'avvento di questa nuova tradizione, la disciplina intellettuale, realizzata attraverso la pratica di Vipassana che aveva contraddistinto il Dhamma e costituito il fulcro della speculazione dei primi discepoli, inizia a dissolversi in favore di uno spirito di devozione che si esprime nella creazione di un culto. Il bisogno tutto umano di divinità in grado di elargire compassione a tutti coloro che cercano il loro aiuto è alla base della creazione del culto di divinità personificate- umanizzare il divino-.

E' un'idea che si è mantenuta viva nel tempo, Andrè Gide nel suo diario (1939-1942) scriveva il 14 giugno 1940 : -« Noi siamo inesorabilmente calati nella materia ed anche i nostri amori spirituali non possono fare a meno di una rappresentazione materiale. La visione dell'immagine favorisce e sostiene la nostra estasi che, senza il sostegno materiale di un segno sensibile si esaurirebbe in sé. Noi abbiamo bisogno delle immagini simboliche, delle statue e dei monumenti per offrire al sentimento qualcosa di tangibile, dei punti di sosta, perché possa fissarsi ciò che spicca il volo dal nostro cuore, ma che non potrebbe resistervi a lungo» -.

Le prime statue raffigurano il Buddha seduto in meditazione; certamente la corretta disciplina mentale - Samma Samadhi - fondamento del processo di introspezione attraverso cui si apprende a sviluppare equanimità, - Upekkha -, praticata in posizione seduta ed ad occhi chiusi, è alla base dell'icona visibile di Colui che ha perfettamente compreso gli elementi dell'esistenza.

Dal punto di vista iconografico la figura seduta del Buddha assume tre forme fondamentali:

La prima è quella del Samma Samadhi con gli occhi chiusi, le mani in Dhyana mudra incrociate in grembo con le palme rivolta verso l'alto.

La seconda ha gli occhi aperti e la mano destra appoggiata sul ginocchio con le dita rivolte in basso che toccano il terreno ed è nota come Bhumisparsa mudra , “il gesto della chiamata della terra a testimone”, il gesto per allontanare definitivamente Mara e le sue tentazioni prima di ottenere l'illuminazione sotto il Bodhi –tree a Bodh Gaya.

La terza, con le mani incrociate sul petto nella posizione del Dhammacakra mudra “il gesto di far girare la ruota della legge”, indica l'atto dell'insegnamento.

La posizione caratteristica delle figure in piedi è quella dell 'Abhaya mudra, “il gesto che allontana la paura”, con il palmo della mano destra rivolto verso l'esterno e leggermente sollevato mentre la mano sinistra regge l'orlo della veste.

La posizione distesa su di un fianco con un braccio piegato sotto la testa e l'altro disteso lungo il fianco indica il Buddha nell'atto del distacco dal mondo terreno, Mahaparanibbana .

Sono annoverati 34 segni principali ed 84 secondari che contraddistinguono il Buddha. Tra i principali è peculiare l' Ushnisha , una protuberanza sulla sommità del cranio che, nella fisiognomica indiana, contraddistingue gli esseri superiori. Altre caratteristiche sono i lobi delle orecchie molto allungati, simbolo di saggezza, gli occhi di un azzurro intenso, la pelle dorata ed i piedi piatti.

Le immagini del Buddha, nello stesso momento in cui iniziano a diffondersi, spesso sono contraddistinte da una dimensione monumentale, espressione della grandezza morale dell'ideale del Nibbana . Uno dei primi esempi è il colossale Buddha di Anuradhapura del II d.C. che diventerà poi uno dei prototipi per il successivo diffondersi nelle diverse regioni dell'oriente della statuaria monumentale come le statue di Bamiyan, in Afghanistan , distrutte recentemente dalla follia iconoclasta dei talebani o quelle delle caverne di Yun-Kang in Cina ed il grande Buddha di Kamakura in Giappone.

Nel 1997 sono venuto a conoscenza del progetto per la Global Pagoda in costruzione a Bombay per commemorare il ritorno del Dhamma dalla Birmania in India.Negli ultimi due anni ho disegnato le immagini per la comunicazione di questo progetto.

Nel '98 Corrado Pensa espresse il desiderio di avere un'immagine del Buddha per il centro di Roma e, notando come gli artisti, nel tempo, avessero dato a quest'immagine un po' le sembianze degli abitanti dei paesi in cui l'insegnamento si era diffuso, trovai molto interessante l'idea di dipingerne una da un punto di vista “occidentale”.

L'immagine cui mi sono ispirato non è una statua monumentale, ma il frammento di un busto alto cm.110, che raffigura il Buddha in meditazione mentre Mucalinda , il re dei Nagas , lo protegge con la sua testa dalla furia degli elementi. Rimasi molto affascinato dall'espressione molto dolce di questa statua del I periodo dell'arte di Bayon che vidi in una mostra sull'arte Khmer a Parigi.

Il buio, il silenzio ed il vuoto sono tematiche molto interessanti per l'arte contemporanea ed il buio, il silenzio ed il vuoto sono categorie frequentate da chi pratica Vipassana. E' nata così l'idea di questi aggregati di materia che emergono da un fondo nero.

Fabrizio Ruggiero